
“I Heart Huckabees” è un film indipendente americano uscito in Italia con il nome “Le strane coincidenze della vita” nel 2004. Accade spesso con film ‘particolari’ che lo sceneggiatore, il regista e il produttore siano riuniti in un unica figura; “I Heart Huckabees” non fa eccezione ed infatti David O. Russell è la mente dietro a questo interessante film, unico nel suo genere. Se non ci fossero persone che davvero sentissero e credessero pienamente in un progetto alternativo, nessuno prenderebbe mai il rischio – elevato in questo caso – di un flop al botteghino. Da un punto di vista economico il film non è stato un errore, ma nemmeno un successo.
Dato il soggetto complesso e un pò folle, il regista e produttore ha pensato bene – proprio per controbilanciare l’alto rischio d’insuccesso al botteghino – di raccogliere un cast di assoluto valore: Jason Schwartzman, Jude Law, Mark Wahlberg, Naomi Watts e un giovanissimo Jonah Hill (The Wolf of Wall Street).
Dustin Hoffman, Lily Tomlin e Isabelle Huppert sono ‘detective esistenziali’ che approcciano la vita e l’evoluzione da due punti di vista apparentemente distanti e opposti: secondo il duo Hoffman-Tomlin tutto è interconnesso e per mezzo dell’amorevolezza e della comprensione è possibile sentire ‘il tessuto del lenzuolo’ – come lo chiama Hoffmann – in contrapposizione con l’insegnamento diretto, spietato e crudele della Huppert.
I due ‘protegidi’ di questa storia sono Albert Markovski – Jason Schwartzman – e Tommy Corn – Mark Wahlbeg, che si confronteranno entrambi, sia insieme che separatamente, prima con la teoria della coppia Hoffman-Tomlin e poi con quella della Huppert.
Direttamente e indirettamente si fa costantemente riferimento alla necessità di vedere le cose con distacco e da uno stato di consapevolezza differente che possa permettere l’accettazione e la trasformazione della sofferenza. Entrambi gli insegnanti sono spietati, anche se i loro metodi divergono, e la lotta sia interiore che esteriore che lo spettatore vive per mezzo dei due ‘allievi’, per quanto divertente e irriverente, trasuda di verità e dolore. Ho apprezzato che pur essendo un film profondo riesce a rimanere leggero e a far sorridere.
Man mano che i due allievi e compagni di viaggio vanno attraverso la fase di ‘smantellamento’ della personalità e quindi il de-condizionamento della società e della famiglia, sono costretti dagli eventi a testare per conto proprio la veridicità delle due filosofie di vita, per realizzare – infine – che utilizzando gli giusti strumenti e filtri le due metodologie non sono in contrapposizione ma sovrapponibili.
Parafrasando il poeta persiano Hafez: “L’amore non è sempre dolce, ma è dolce imparare ad amare”.
Buona visione,
Fabrizio Agozzino
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